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Sacchi: “Fonseca merita pazienza” nella missione di trovare la “vera versione del Milan”
Arrigo Sacchi è perplesso tanto quanto i tifosi per le prestazioni altalenanti dell’AC Milan.
L’ultimo esempio di questa incostanza è arrivato nei giorni scorsi, a partire dall’euforia per il 3-1 contro il Real Madrid al Santiago Bernabeu in Champions League. Poi, con la speranza di andare alla pausa internazionale con slancio, i rossoneri hanno perso punti contro il Cagliari, pareggiando 3-3 alla Unipol Domus.
La natura altalenante dei risultati ha lasciato il Milan di Fonseca al settimo posto in Serie A, con due vittorie su quattro partite in Europa.
Nella sua rubrica su La Gazzetta dello Sport, Sacchi ha analizzato il recente pareggio contro un Cagliari che aveva segnato solo nove gol in undici partite prima di sabato.
“Qual è la vera versione del Milan? Quella ammirata a Madrid, dove ha offerto una prestazione meravigliosa, o quella piuttosto confusa vista sabato a Cagliari?” ha esordito Sacchi.
“È legittimo chiederselo, dato che nel giro di pochi giorni sono stati proiettati due film completamente diversi, e la gente si chiede quale dei due sia quello ufficiale. La mia impressione è che la verità, come spesso accade, stia nel mezzo.
“Cioè: il Milan non è ancora la squadra brillante che ha eliminato in casa i Blancos del mio amico Ancelotti, ma non è nemmeno quella approssimativa che ha subito tre gol a Cagliari. Si tratta di avere pazienza, una qualità rara nel mondo del calcio, e ne sono pienamente consapevole perché i tifosi, come sappiamo, vogliono sempre tutto e subito.
“Per costruire una squadra solida, equilibrata e vincente, però, ci vuole tempo: nessuno fa miracoli. A Madrid ho apprezzato il coraggio dei rossoneri, che hanno risposto colpo su colpo ai grandi campioni del Real. E sono stati bravissimi a mettere in difficoltà il loro sistema difensivo, costringendoli a cambiare il modo di giocare.
“A Cagliari, invece, mi hanno infastidito i cali di concentrazione in fase difensiva. Questo non significa dare la colpa solo ai difensori, o a uno di loro, perché in Italia siamo molto bravi a cercare un colpevole anche in uno sport di squadra come il calcio.
Photos by Enrico Locci/Getty Images
“Qui parlo di fase difensiva, quindi dell’applicazione da parte di tutti di certi concetti. Il Milan, a Cagliari, contro una squadra di valore tecnico nettamente inferiore rispetto al Real Madrid, ha fatto un passo indietro. Incomprensibile? No, direi che fa parte di un normale percorso di crescita.
“Nel frattempo, i rossoneri hanno riabbracciato Leao, supponendo che abbia finalmente trovato quella costanza di rendimento necessaria per arrivare al vertice. Aspetto le prossime partite: ha tante qualità, dribbling e velocità in spazi ampi, vedremo se riuscirà sempre a metterle in mostra.
“Trovare un giocatore come lui sarebbe molto importante per Fonseca. Che, da scienziato quale era diventato dopo Madrid, ora è di nuovo sotto il fuoco dei critici. Lo accusano di aver fatto esordire titolare un sedicenne come Camarda, e invece io lo difendo per questa scelta.
“È stato coraggioso, e il coraggio paga sempre a lungo termine. Lo accusano di non aver dato una struttura solida alla difesa: da quanto visto a Cagliari, il rimprovero è giustificato.
“Ma, e qui vado più a fondo, poniamoci una domanda: tutti i giocatori a disposizione di Fonseca sono stati scelti dall’allenatore o li ha ‘accettati’ e ora deve gestirli? Se, come credo, è valida la seconda ipotesi, l’errore risiede nel modus operandi.
“Il club deve scegliere l’allenatore e l’allenatore deve scegliere i giocatori. Questo è il percorso per andare lontano. Berlusconi non mi ha mai imposto un giocatore che non volevo, e quando ci ha provato, ad esempio con l’argentino Borghi, ho detto chiaramente che non lo volevo e lui ha capito.
“La chiarezza sul campo, in termini di azioni e di gioco, è sempre il risultato di chiarezza all’interno del club e nei rapporti tra le persone.”
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